CRESCITA DELLE CERTIFICAZIONI DI SOSTENIBILITA’: LE AZIENDE VITIVINCOLE SEMPRE PIU’ ATTENTE AL RISPETTO DI STANDARD QUALITIATIVI E SOSTENIBILI.

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Trend positivo per le certificazioni di sostenibilità in ambito vitivinicolo: è questo il risultato di un’indagine condotta da Altis (Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore) ed Opera (Osservatorio Europeo agricoltura sostenibile dell’Università Cattolica del Sacro Cuore) su 70 aziende italiane.

Tale indagine ha evidenziato che due aziende vitivinicole su tre sono hanno ottenuto il certificato di sostenibilità ambientale o sociale. Certificato che può essere rilasciato:

  • all’interno del cd. Progetto VIVA “La Sostenibilità della Vitivinicoltura in Italia”, di natura istituzionale / pubblicistica: predisposto dal Ministero della Transizione Ecologica in collaborazione con il Centro di Ricerca Opera per la sostenibilità in agricoltura dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Centro di Competenza Agroinnova dell’Università di Torino (2011-2014).
  • o dalla Società Equalitas, di natura privatistica: creata dal connubio di Federdoc (Confederazione dei Consorzi di tutela delle DOC del vino italiano), Csqa Certificazioni e Valoritalia, Fondazione Gambero Rosso e 3A Vino.

Con particolare riferimento all’ottenimento del certificato di sostenibilità tramite il “canale istituzionale”, il cd. Progetto VIVA prevede le seguenti fasi.

  1. Adesione al Progetto: mediante la richiesta di stipula di un Accordo Volontario che l’azienda vitivinicola deve rivolgere al Ministero della Transizione Ecologica. La richiesta deve contenere i una breve descrizione dell’azienda; nonché dei prodotti oggetto di analisi (nel caso si decida di fare un’analisi di prodotto).
  2. Analisi degli indicatori: da parte dell’azienda richiedente; la quale, in maniera autonoma (anche mediante l’ausilio di consulenti a ciò incaricati), deve misurare il “grado di sostenibilità” della propria organizzazione e/o prodotti. Ciò in base ai quattro indicatori VIVA ed in conformità a quanto previsto nei cd. disciplinari tecnici. Tali indicatori sono:
  3. Territorio: si occupa di valutare l’impatto sociale ed economico dell’attività aziendale sul

territorio, con specifico focus sull’impatto paesaggistico operato dall’attività svolta. L’indicatore analizza ulteriori profili quali: biodiversità e paesaggio; economia ed etica; società e cultura.

b) Aria: si concentra sull’analisi che la produzione di uno specifico prodotto e/o lo svolgimento delle attività aziendali determinano nel cambiamento climatico.

c) Acqua: ha ad oggetto l’indagine relativa all’impatto idrico determinato dai prodotti e dai processi produttivi; misurando il volume totale di acqua dolce consumata all’interno dell’azienda complessivamente intesa oppure quella consumata in relazione ad una singola bottiglia di vino.

d) Vigneto: valuta l’utilizzo degli agrofarmaci (e le conseguenze apportate sui corpi idrici e sul suolo da tale utilizzo); nonché la gestione del suolo e della fertilità operata dall’azienda.

  1. Verifica: da parte di un ente terzo indipendente a ciò deputato; il quale deve verificare, secondo quanto stabilito dal cd. disciplinare di verifica, i risultati dell’analisi degli indicatori svolta dall’azienda. Tale documentazione deve essere poi trasmessa al Ministero della Transizione Ecologica.
  2. Rilascio dell’etichetta: da parte del Ministero della Transizione Ecologica e di Opera; i quali, una volta confermato i risultati delle fasi 2) e 3), provvedono al rilascio dell’etichetta VIVA.

Tale etichetta ha una validità di due anni e può essere apposta sulle bottiglie e sugli imballaggi relativi al vino prodotto dall’azienda richiedente.

Unico punto dolente rilevate dalla predetta indagine è rappresentato dalla mancanza di consapevolezza da parte degli operatori del settore; i quali, nel profondersi in un costante impegno verso sempre più ambiziosi standard qualitativi, di sicurezza, di rispetto del territorio e delle persone, non sviluppano una comunicazione efficace della sostenibilità rivolta alla platea dei consumatori. In altre parole: gli operatori del settore sembrerebbero prediligere una “sostenibilità di sostanza”. A quest’ultima, infatti, parrebbe non corrispondere una “sostenibilità di forma”; mediante la diffusione di report e la comunicazione di informazioni in merito ai livelli di sostenibilità perseguiti nello svolgimento dell’attività aziendale e nella produzione del vino.

Avvocato Davide Torcello

Avvocato Giovanna Bratti

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