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Anche il vino italiano potrà beneficiare della protezione dal rischio di contraffazione.
L’Agenzia ICE (Agenzia per l’internazionalizzazione e la promozione delle imprese italiane) ha riaperto le adesioni, sino al prossimo 30 novembre, al progetto “TrackITblockchain”; il quale mette a disposizione di aziende e/o società esportatrici, operanti nel settore agroalimentare/vitivinicolo e tessile, un servizio teso all’utilizzo della metodologia di tracciabilità blockchain per i prodotti “made in Italy”.
In particolare, il meccanismo della blockchain consiste in un particolare modello di registrazione dei dati; il quale prevede l’archiviazione e la memorizzazione delle informazioni tramite cd. blocchi concatenati. Le informazioni raccolte vengono così catalogate in forma crittografata; mediante operazioni (le cd. transazioni), associate in modo imprescindibile, alla data e l’ora in cui le medesimo sono state effettuate.
L’Agenzia ICE, dunque, offre un servizio consistente nella registrazione in blockchain dei dati attinenti alla produzione che l’azienda intende tracciare; così consentendo ai consumatori di visualizzare le informazioni relative al prodotto ed all’azienda stessa, mediante l’accesso ad apposito smart tag (ad esempio il cd. QR-code).
Il servizio comprende altresì anche un meccanismo di tracciabilità blockchain in partenariato con un service provider individuato dalla stessa Agenzia; consistente, in particolare:
- nella consulenza specialistica relativa alla mappatura della filiera;
- nell’implementazione e nella gestione gestione di misure di tracciabilità blockchain con l’uso di un’applicazione decentralizzata (incluso il cd. servizio di notarizzazione);
- nella predisposizione e nello sviluppo di interfacce di programmazione (cd. API);
- nell’assistenza tecnica;
- nella progettazione di una cd. landing page indirizzata al consumatore estero (il quale potrà venire a conoscenza di informazioni e dati inerenti al prodotto tracciato).
Ciò a condizione che si tratti di aziende:
- produttrici di marchi relativi all’italianità (ai sensi dell’art. 60 CDU – Codice Doganale dell’Unione a partire dal Regolamento Ue n. 952/2013);
- iscritte alla CCIAA (Camera di Commercio Industria) come aziende italiane del comparto agroalimentare e del settore tessile/abbigliamento (cd. sistema moda) da almeno 3 anni;
- aventi negli ultimi 3 anni almeno il 20% del fatturato totale proveniente dai mercati internazionali;
L’obiettivo (ambizioso) di tale progetto è quello di ricercare una maggiore protezione dei prodotti italiani esportati; mediante l’introduzione di un sistema di tracciabilità univoco, sicuro e tendenzialmente immutabile.
Ciò sulla scia delle rilevazioni OCSE effettuate in merito alla contraffazione ed alla pirateria; le quali evidenzierebbero la presenza di un fenomeno di contraffazione dei prodotti made in Italy pari circa al 30%.
Mediante tale sistema predisposto dall’Agenzia, le aziende esportatrici italiane potrebbero istituire un canale di comunicazione cd. Direct to Consumer (D2C) con i potenziali acquirenti; i quali verranno direttamente a conoscenza della storia (e dell’unicità) dei prodotti italiani immessi nel mercato.
Tale meccanismo di tracciabilità consentirebbe ai prodotti tanto la valorizzazione dei prodotti “made in Italy”; quanto l’accrescimento della tutela dei marchi dai fenomeni di contraffazione e di cd. Italian Sounding.
Avvocato Davide Torcello
Dottoressa Ludovica Di Giovanni